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Un tempo – ma è davvero passato? – si pretendeva che le mogli stirassero. Una
di loro, confusionaria e assolutamente a disagio nel ruolo di perfetta massaia,
trova la forza di ribellarsi al giogo delle convenzioni e anni dopo, per
l’esattezza nel 2013, decide di raccontare la sua storia in Come smettere di
stirare in due settimane.
Il libro va a ruba, le copie si esauriscono, ma nessun editore del cosiddetto
sesso forte pensa sia il caso di provvedere a una ristampa: e se poi anche mia
moglie smette di stirare?
A distanza di un decennio, Claudia Maschio torna alla carica con un nuovo
"manuale romanzato", La vendetta del ferro da
stiro, che pubblica in questo volume insieme al precedente "romanzo
manualato".
Ritroviamo gli stessi personaggi, i cambiamenti che sono intervenuti nel
tempo, e sempre, ma ancor più graffiante, lo stile ironico e a autoironico, a
tratti dissacrante e con virate nel surreale che contraddistingue l’autrice.
Tramite quelle che in apparenza sembrano confessioni autobiografiche o
farneticazioni dovute a una birra di troppo, si è posti dinanzi a uno specchio
del nostro mondo. E ci viene chiesto, seppure implicitamente, se vogliamo
continuare a fissarne la superficie o, come Alice, fare un passo in più e osare
attraversarlo. |